Articolo sull’evento …(quella a destra nella foto sono io)
Torno ancora sull’avventura francese. Spero di non diventare pesante, ma mi spiaceva non accennare ad alcune aziende invitate a presentare la loro esperienza, perché un aspetto in particolare mi ha incuriosito. Ma ci vuole una breve premessa. Tra gli ospiti, una grande azienda, la Danone, e alcune piccole realtà locali. Il direttore del sito Danone Research ha illustrato tre delle strategie implementate per raggiungere l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale del 30% (non so entro quando, né sono stati affrontati nel tempo a disposizione i parametri utilizzati per misurare tale riduzione):
– eliminazione del sovraimballaggo in cartone. Questo aspetto ha necessariamente aperto la questione della comunicazione che nel sovraimballaggio (il cartone che tiene uniti i due classici vasetti di yogurt) trova uno strumento che ben si presta a raccontare il prodotto (nel bene e, sicuramente per chi le vede in altro modo, nel male);
-riduzione dell’impatto delle materie prime attraverso scelte più ponderate;
-compensazione dell emissioni di CO2 eq. (so di aver detto che parlerò anche di questa questione, lo farò). Per evitare problemi relativi alla credibilità dei progetti, l’azienda ha deciso di svilupparseli e gestirseli in autonomia.
Ciò che mi è piaciuto di due delle piccole aziende in particolare tra quelle invitate ad intervenire è stato il basso interesse a comunicare il lavoro che stanno svolgendo. A parte incontri come questo, entrambi gli intervenuti, un responsabile ambiente e un direttore di produzione, hanno sottolineato che ciò che li spinge a proseguire per questa strada è il legame con il territorio, soprattutto il senso di responsabilità fortissimo nei confronti dei concittadini.
Sylvaine Decoster (lui è il responsabile ambiente) dei Vignerons de Caractère, ha presentato la bottiglia di vetro per il loro vino sviluppata in ben due anni di ricerche, con il rischio che tale miglioramento non venisse neppure percepito dal mercato. La bottiglia utilizza il 20% di vetro in meno di quella precedentemente utilizzata. Gli ostacoli sono stati innumerevoli, ed hanno coinvolto molti aspetti pratici, come ad esempio l’impossibilità per i macchinari esistenti di apporre le etichette sulle bottiglie leggermente squadrate sviluppate in una prima fase del progetto. Ho poi scoperto che il loro impegno per l’ambiente si sviluppa in molte altre direzioni, ma me l’ha detto dopo la conferenza un’altra persona che lavora per gli stessi produttori di vino.
Allo stesso modo, un produttore di formaggio impegnato in un progetto per lo sviluppo di parametri per misurare l’impatto ambientale e continuamente alla ricerca di modi anche molto semplici per essere effettivamente meno impattante, è quasi rimasto sorpreso quando qualcuno gli ha chiesto se c’era poi un riscontro economico a tutto questo lavoro. Molto candidamente, ha risposto che l’azienda dipende da quel territorio, che lui le persone con cui lavora le conosce tutte, e così le loro famiglie, e quel modo di lavorare è l’unico possibile.
Conosco altre (pochissime) aziende che si comportano così. Non dicono niente, si impegnano molto, ci credono e magari pochi lo sanno, ma è vero che quando, per vie traverse (che poi è così che oggi va la comunicazione), lo vieni a sapere, l’effetto non è forse moltiplicato? Anche se non è il loro obiettivo, mi piace. Molto.