Hector Manceaux nasce a Mons, in Belgio, nel 1831. La storia della sua famiglia, che ho cercato di ricostruire attraverso diverse fonti su internet, è molto bella. Il padre, Pierre-Luis Manceaux, professore al collegio di Mons, sposa Marie-Joseph-Charlotte Hoyois, che gestisce una libreria lasciatale dal padre. Mi immagino questa donna, nata nel 1797 in una famiglia di librai ed editori (lo era il padre, e anche il fratello), appassionata di libri e lavoratrice.
Parentesi. Ho un vecchio libro del 1833, dal titolo “A mother’s book”.
Una guida su come educare i bambini, scritto dall’americana Mrs Child e diretto alla classe media. L’edizione che possiedo era stata pubblicata per il mercato inglese, perché l’editore dell’epoca riteneva che potesse ispirare mamme di ogni dove. Nel capitolo dedicato all’educazione degli adolescenti, Mrs Child incita le madri ad insegnare alle proprie figlie a tenere correttamente la contabilità, nel caso in cui nella vita debbano ritrovarsi sole perché mai accasate o vedove (ricordo, era il 1833). Però c’è qualche frase che mi ha incuriosita.
I do think children should be brought up with a dread of being dependent on the bounty of others. Some young ladies think it is a degradation to support themselves; and, to avoid it, they are willing to stay with any relation who will furnish them a home.
Questa donna che incita le mamme a insegnare l’indipendenza alle proprie figlie, a non cedere ad un matrimonio solo per la paura di restare sole, merita qualche ulteriore ricerca. E così scopro che la signora Child era un’attivista per i diritti delle donne, degli indiani e anche molto attiva nella campagna per l’abolizione della schiavitù. Ecco una sua foto, tratta da Wikipedia .
Tornando alla nostra Marie-Joseph-Charlotte, in Belgio, ammiro ancora di più la sua intraprendenza a voler portare avanti l’attività di libraia. Chissà se avrà mai letto i libri della Child. Dev’essere comunque stata una donna molto amata, perché alla sua morte il marito decide di aprire una tipografia e stampare i libri che lei mandava precedentemente a far stampare dal cognato. Questa storia potrebbe diventare un film.
Hector Manceaux, il figlio, non poteva che crescere a pane (o wafer , siamo in Belgio) e libri. Nel 1865 succede al padre nell’attività di editore, e si dedica soprattutto a libri scolastici, prima per la scuola inferiore e poi quella superiore.
Chissà come l’ha scritto questo libro di viaggio, seduto nel suo studio di Mons, attorniato da atlanti e libri di altri viaggiatori. “A fond de train dans toutes les parties du monde”, a tutta birra in tutte le parti del mondo, è un titolo che rende bene l’idea, perché il nostro viaggiatore immaginario non ha tempo, e se da Venezia si affretta in treno per Milano, una volta visitata Firenze va direttamente a Pisa, e da lì a Roma il viaggio è senza sosta. In Oceania, poi, vi arriva dall’arcipelago Mendano delle isole Marchesi, solamente per vedere se la prestanza fisica degli abitanti, di cui tanto si parla, e i tatuaggi di cui si coprirebbero il corpo sono realtà o solo leggende. ” Nous trouvons qu’il y a quelque exagération “. Spassosissimo.
Ma la cosa più bella del libro, e di cui mai mi ero accorta fino a ieri, è che è autografato dall’autore, che ne faceva omaggio a un certo generale di cui non riesco a decifrare il nome. Per me, una delizia.