Guest post di Giovanni De Feo

26 Novembre 2012

Giovanni De Feo è professore  aggregato di Ingegneria Sanitaria Ambientale, attualmente insegna: (1) Valutazione di Impatto Ambientale presso il Corso di Laurea in Valutazione e Controllo Ambientale e (2) Procedure di Valutazione Ambientale presso il Corso di Laurea Magistrale in Scienze Ambientali della Facolta’ di Scienze MM.FF.NN. dell’Universita’ degli Studi di Salerno. Svolge la sua attività di ricerca presso il Dipartimento di Ingegneria Industriale (DIIn) della Facoltà di Ingegneria.

Oggi ci racconta la sua esperienza con la LCA.

Ho incontrato l’LCA per la prima volta sul finire degli anni ’90. Aveva le sembianze di un libro verde con la copertina rigida: la scritta “Environmental Life-Cycle Assessment” campeggiava su cinque frecce che si rincorrevano ciclicamente e sotto il nome dell’autrice Mary Ann Curran. Il libro è del 1996.

Per qualche anno mi sono limitato a un approfondimento un po’ superficiale dell’argomento, fino a quando, nel 2005, ho iniziato a coniugare LCA e gestione dei rifiuti. I primi tentativi concreti di applicazione li ho fatti con codici di calcolo specialistici per il settore dei rifiuti, per poi arrivare nel 2006 al SimaPro.

Chi si occupa di LCA sa che una delle principali peculiarità di questa disciplina è il confronto critico con gli altri. Fondamentale, quindi, è stata la condivisione del percorso con l’ing. Carmela Malvano, della quale sono stato, prima relatore della tesi di laurea e poi tutor nel corso di dottorato.

Fare LCA di scenari di gestione dei rifiuti richiede un approccio diverso dal fare LCA di prodotti. Perciò dopo aver studiato e ristudiato manuali, libri e articoli vari, pensai che potesse essere molto utile che l’ing. Malvano si andasse a seguire uno specifico corso di formazione sul codice di calcolo. D’altro canto, le immagini sul sito della 2B della Filanda di Campocroce erano assolutamente splendide.

Alle immagini seguirono i fatti. I sapienti insegnamenti di Leo Bredveld produssero subito i risultati sperati e in breve riuscimmo a porci nella giusta prospettiva. Un paio di anni fa ho personalmente sentito l’esigenza di avvicinarmi di più al codice di calcolo e, quindi, mi sono regalato un corso in quel di Mogliano Veneto. Alcune foto della “seconda B” testimoniamo il mio passaggio per la filanda. Ancora oggi sento la nostalgia dei pochi giorni trascorsi in compagnia degli amici della 2B e dei colleghi incontrati occasionalmente, con i quali nacque subito una piacevole sintonia. Tutto merito dell’accogliente ambiente di lavoro.

Dallo scorso anno tengo il corso di Procedure di Valutazione Ambientale al Corso di laurea in Scienze ambientali della Facoltà di Scienze MM.FF.NN. dell’Università degli Studi di Salerno. Una parte consistente del corso è dedicata alla LCA. Recentemente, inoltre, ho tenuto un corso intensivo di 33 ore su “LCA di processi industriali” che mi ha impegnato non poco per l’intensità delle lezioni, ma che mi ha dato molte soddisfazioni per la bravura e la partecipazione degli allievi ingegneri chimici e chimici-industriali. Come libro di testo uso uno di quelli suggerito da Leo Bredveld: Henrikke Baumann, Anne-Marie Tillman, The Hitch Hiker’s Guide to LCA, Studentlitteratur AB, USA, 2004.

Il titolo del libro trae origine dal libro di fantascienza The Hitchhiker’s Guide to the Galaxy (La Guida galattica per gli autostoppisti) dello scrittore britannico Douglas Adams.

Un gruppo di scienziati costruisce Pensiero Profondo, il secondo più grande computer di tutti i tempi e di tutti gli spazi, per ottenere la risposta alla Domanda Fondamentale sulla Vita, sull’Universo e Tutto quanto (The Ultimate Question of Life, the Universe and Everything). Dopo sette milioni e mezzo di anni il computer fornisce la risposta: 42.

« “Quarantadue!” urlò Loonquawl. “Questo è tutto ciò che sai dire dopo un lavoro di sette milioni e mezzo di anni?”. “Ho controllato molto approfonditamente,” disse il computer, “e questa è sicuramente la risposta. A essere sinceri, penso che il problema sia che voi non abbiate mai saputo veramente qual è la domanda.”. ».

Il ruolo di Pensiero Profondo nella LCA è simulato dal tool software. Molti committenti di studi di LCA dopo aver entusiasticamente atteso per una semplice risposta al loro dilemma ambientale, rimangono delusi nell’ottenere risposte per loro poco comprensibili… come il 42…

Oggi sono fortemente convinto che l’LCA sia la strada maestra da seguire. Tuttavia, chi ha tante passioni, non può lasciarle per strada… e, quindi, piano piano, non senza difficoltà sto cercando di coniugare lo studio dell’LCA con la mia passione sviscerata per il mondo dei rifiuti, l’amore per la storia, la curiosità per la sociologia, etc.

Nel presentare la Life Cycle Thinking agli allievi mi è venuto spontaneo un accostamento con un pensiero espresso da Ugo Morelli, professore di Psicologia del lavoro e dell’organizzazione e di Psicologia della creatività e dell’innovazione. Morelli, infatti, più che di identità preferisce parlare di “diventità”, poiché siamo in divenire e non in una fase di staticità. Per gli oggetti vale lo stesso ragionamento. Ciò che abbiamo di fronte non va visto per quello che appare, ma per quello che era e per quello che diverrà. Dobbiamo “vedere” in esso tutti i cicli di vita che l’hanno generato e quelli che seguiranno. Per fare questo, bisogna essere un po’ filosofi, se è vero che si è filosofi nel meravigliarsi e nel trovare stupore dalle cose apparentemente banali. È un po’ come nel film Matrix quando il bambino aspirante “eletto” invita Neo a un esercizio di pura astrazione.

Bambino: Non cercare di piegare il cucchiaio. È impossibile. Cerca invece di fare l’unica cosa saggia: giungere alla verità.

Neo: Quale verità?

Bambino: Che il cucchiaio non esiste.

Neo: Il cucchiaio non esiste?

Bambino: Allora ti accorgerai che non è il cucchiaio a piegarsi, ma sei tu stesso!

Vedere i cicli di vita che sono in un oggetto è un po’ fare come l’eletto: andare oltre la materia, oltre ciò che appare, considerare le cose in divenire… dall’estrazione delle materie prime allo smaltimento, in un ciclo senza fine…

Categorie: Life Cycle Thinking