Intervista a Silvia Catalino

23 Giugno 2014

Avevo già sentito parlare di Silvia Catalino e del suo lavoro all’interno della Regione Marche per l’edilizia sostenibile e in particolare per il Protocollo ITACA, sistema di valutazione ambientale degli edifici. Non avevo però ancora avuto il piacere di conoscerla personalmente. Recentemente ci siamo incontrate e, oltre all’aspetto professionale, sono stata piacevolmente sorpresa dal suo sorriso gentile e dalla sua eleganza nei modi (è una cosa che vedo sempre meno e mi colpisce sempre di più).

Sono lieta che abbia accolto la mia richiesta di condividere qui la sua esperienza e gli aspetti più interessanti del progetto che sta attualmente seguendo.

Per chi non la conosce, Silvia Catalino si è laureata in architettura nel 1976, e per oltre 10 anni ha lavorato per studi professionali e all’ufficio tecnico di Fermo. Dal 1988 al 2010 è stata dirigente alla Regione Marche; fino al 1998 nel settore urbanistica, dal 1998 al 2005 nel settore edilizia residenziale pubblica (piano di recupero ERP in relazione al terremoto in Umbria e Marche e in questo ambito interesse per la sostenibilità in edilizia e partecipazione al gruppo di lavoro edilizia sostenibile c/o Itaca), e infine dal 2005 al 2010 dirigente di struttura presso il servizio ambiente del protocollo di Kyoto e aree protette, con il coordinamento del gruppo interregionale edilizia sostenibile presso Itaca e la partecipazione a progetti di cooperazione europea interreg III e IV. Dal 2010 è libera professionista e collabora con Itaca sull’edilizia sostenibile.

Ci parli della tua esperienza lavorativa alla Regione Marche nell’ambito dell’edilizia sostenibile?

L’esperienza ha origine a seguito dell’inserimento iniziale di temi di bioe dilizia nei programmi di recupero del sisma Umbria-Marche 1997 gestiti dalla Regione e in particolare i programmi di edilizia residenziale pubblica (ERP), a cui ha seguito la partecipazione al gruppo di lavoro presso ITACA (istituto per la trasparenza degli appalti e la sostenibilità ambientale) che dal 2002 ha lavorato alla redazione del “Protocollo Itaca”, sistema di valutazione ambientale degli edifici. Ho cercato di trasferire quanto prodotto all’interno di Itaca nei programmi e progetti della Regione Marche e, viceversa, quanto prodotto dalla Regione (in particolare l’aggiornamento del Protocollo 2009) ad Itaca a disposizione delle altre Regioni. Inoltre i contenuti del Protocollo sono stati utilizzati nei finanziamenti di progetti e di interventi pubblici con fondi FERS. Il coordinamento del gruppo di lavoro presso Itaca ha permesso alla Regione di gestire il lavoro sulla banca dati dei materiali da costruzione che comprendeva l’analisi LCA dei principali materiali usati in edilizia. Attualmente Itaca si è orientata verso un sistema di valutazione degli edifici unico nazionale da trasformare in prassi Uni, a cui affiancare un sistema di ispezione accreditato da Accredia attraverso il regolamento RT33/2013.

Ora stai svolgendo un dottorato di ricerca sul confronto tra Protocollo ITACA e LCA. Ci puoi già dire qualcosa sui primi risultati del tuo lavoro o alcuni aspetti interessanti del progetto?

Dal mio pensionamento ho iniziato un dottorato presso l’UNIVPM finalizzato all’audit del Protocollo Itaca, ossia a verificare se lo strumento sia effettivamente efficace a dimostrare i minori impatti e soprattutto a incentivare in primo luogo gli Enti pubblici a politiche di sostanziali miglioramenti della qualità energetica e ambientale degli edifici. Il dubbio deriva dall’esistenza di diversi metodi di valutazione degli edifici usati anche in Italia, ma Itaca ha scelto di riferirsi all’SB Method da cui il protocollo deriva, da qui l’esigenza di valutarne la effettiva efficacia. In un primo momento attraverso la raccolta e il riesame di progetti intesi come casi studio. Successivamente il Protocollo è stato applicato ad un edificio tipo di riferimento a cui sono state attribuite 5 diverse stratigrafie di involucro; la valutazione dei risultati ha evidenziato che al crescere del punteggio Itaca gli impatti derivanti anche dall’uso di materiali da fonte rinnovabile e da riciclo diminuiscono. Infatti agli stessi 5 tipi di edificio è stata fatta una prima analisi LCA con il programma SimaPro, che ha dato risultati convergenti con quelli del Protocollo Itaca.

Come speri che questo lavoro verrà usato in futuro?

La ricerca nell’ambito del dottorato è stata anche indirettamente lo strumento per approfondire i metodi di calcolo e le scale di prestazione di ogni criterio, da cui sono emersi suggerimenti fatti propri dall’aggiornamento dello strumento in sede di prassi Uni di prossima pubblicazione (a disposizione di tutti). La verifica positiva effettuata permette di consolidare lo strumento senza ingessarlo, anzi migliorandolo e aggiornandolo al progredire delle normative. Indubbiamente nello scenario futuro c’è la sostituzione dei criteri attinenti ai materiali utilizzati nella costruzione con scenari e metodi di LCA.

Hai lavorato per molti anni alla Regione Marche e ora hai intrapreso un percorso di ricerca con un dottorato. Ammiro la tua curiosità, che credo essere una delle doti più belle, e il desiderio di raccogliere sempre nuove sfide. Quali sono i tuoi progetti futuri?

Se la salute (soprattutto mentale) mi assiste intendo continuare la collaborazione con Itaca allo sviluppo e al consolidarsi dell’applicazione della sostenibilità nelle attività edilizie del nostro paese, che sembra ancora piuttosto sordo a far propri tali strumenti nelle attività edilizie quotidiane. Si rendono inoltre possibili collaborazioni per progetti di cooperazione europea nel nuovo settennio di programmazione.

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