In occasione della Giornata mondiale del libro anticipiamo di un giorno lo spazio dedicato ai libri.
Ho cercato il motivo della scelta di questa giornata ed ecco cos’ho trovato nel sito delle Nazioni Unite:
23 April is a symbolic date for world literature. It is on this date in 1616 that Cervantes, Shakespeare and Inca Garcilaso de la Vega all died. It is also the date of birth or death of other prominent authors, such as Maurice Druon, Haldor K.Laxness, Vladimir Nabokov, Josep Pla and Manuel Mejía Vallejo.
It was a natural choice for UNESCO’s General Conference, held in Paris in 1995, to pay a world-wide tribute to books and authors on this date, encouraging everyone, and in particular young people, to discover the pleasure of reading and gain a renewed respect for the irreplaceable contributions of those, who have furthered the social and cultural progress of humanity. In this regard, UNESCO created the World Book and Copyright Day. (www.un.org)
Il meraviglioso volume di cui scrivo oggi è frutto di una ricerca certosina sulla storia dello stabilimento bacologico e filanda Motta di Campocroce di Mogliano Veneto. Questo edificio, e molti altri presenti nel nostro territorio, rappresentano ora pregevoli esempi di archeologia industriale, ma meno di un secolo fa nel solo Veneto veniva allevato un terzo dei bachi allevati in tutta Italia e la provincia di Treviso rappresentava la punta di diamante della produzione veneta. La filanda Motta, in particolare, aveva introdotto novità e miglioramenti nel processo produttivo tanto da ricevere diversi riconoscimenti a livello nazionale.
Il libro racconta nel dettaglio la storia della famiglia Motta e dello stabilimento bacologico, diventato successivamente anche filanda, riportando anche documenti dell’epoca e molte fotografie.
Foto d’interno della filanda; si possono vedere chiaramente le bacinelle.
“Seguiva l’operazione della trattura che avveniva immergendo i bozzoli in acqua calda posta in bacinelle per rammollire la sostanza collante: la sericina. Il capo del filamento di ogni bozzolo era individuato grazie all’uso di apposite spazzole. I capofilo, provenienti da sei o sette bozzoli, formavano il filo di seta. Grazie alla sericina i filamenti raffreddandosi si saldavano componendo così il filo di seta grezza”.
Le filandere. “…nel 1909 le ore di lavoro vennero fissate a undici. Nel 1912 le filandere di Campocroce erano tenute a rispettare il seguente orario: dalle sei e mezzo alle otto, dopo una pausa di mezz’ora, probabilmente per la merenda, riprendevano fino alle dodici; la pausa pranzo durava un’ora e poi dalle tredici alle diciotto e mezza; così dal lunedì al sabato”.
Verso l’inizio degli anni ’40 il lavoro iniziava alle 8 di mattina, ma alle 7:30 suonava la campana o la sirena e in questa mezz’ora c’era il tempo per “organizzare il materiale, preparare i bozzoli, riscaldare l’acqua, controllare gli aspi e altro”. La pausa pranzo era sempre da mezzogiorno alle 13. Le più fortunate rientravano a casa, altre avevano qualche parente che portava loro qualcosa da mangiare; quelle che venivano da più lontano si portavano un po’ di polenta e musetto o fichi secchi. Il lavoro proseguiva fino alle 17 o 18, ma non era raro che si fermassero per terminare il lavoro o riordinare. In genere si incamminavano a piedi, alcune avevano la bicicletta. Il lavoro era molto duro ed esigeva massima concentrazione e precisione. Per rendere la giornata meno monotona alle filandere era concesso recitare il rosario due volte al giorno e cantare.
Situazione finanziaria della famiglia Motta, proprietaria della Filanda, 1843-1847.
La filanda oggi non è molto diversa da quando era in attività, grazie anche alla famiglia Franco che la gestisce con amore e passione. Chi, come noi, ha scelto di lavorare in questo luogo, lontano dal centro, mal servito dai mezzi pubblici, è ampiamente ripagato dall’atmosfera che si respira, la quiete, non stanca ma frizzante, e una comunità di persone con cui è sempre piacevole fare due chiacchiere o bere un caffè.
La sala con i macchinari viene oggi utilizzata per concerti ed eventi culturali, il pavimento ancora segnato dai milioni di passi delle filandere.