Nel mese di settembre in Belgio e in Olanda si è tenuta la Think Fish Week, la settimana del pesce sostenibile, promossa da MSC (Marine Stewardship Council), ASC (Aquaculture Stewardship Council) e il WWF, in collaborazione con catene della grande distribuzione, società di catering, catene di fast food.
Il tema sta riscontrando sempre maggiore interesse e considerazione da parte della grande distribuzione e la catena olandese di supermercati Albert Hijn sta collaborando con il WWF per arrivare al traguardo di vendere entro il 2016, con il proprio marchio, solo pesce con certificazione di sostenibilità.
Ma vediamo un paio tra i principali marchi di certificazione ambientale del pesce.
MSC, Marine Stewardship Council, è il primo marchio creato per questo settore. Nel 1997, su iniziativa di Unilever e WWF, questo ecolabel è nato dalla necessità di uno dei maggiori acquirenti di pesce al mondo di salvaguardare le risorse da cui dipende. Unilever, quasi vent’anni fa, si è quindi posta il problema del depauperamento delle risorse ittiche, strettamente collegato alla propria sopravvivenza.
Gli standard del marchio, chiaramente descritti nel sito dell’MSC, sono stati sviluppati con la partecipazione di esperti, aziende e ambientalisti e chiunque può partecipare e commentarli . L’organizzazione, che non ha scopo di lucro, non certifica le aziende ittiche, poiché tale compito è riservato ad enti terzi. Questo tipo di certificazione riguarda esclusivamente il pesce selvatico, pescato in mare.
Poiché la certificazione permette di verificare tutta la catena di fornitura fino al momento in cui il pesce è stato pescato, ogni anno l’organizzazione fa delle verifiche a campione per assicurarsi che l’ecolabel sia usato correttamente. La percentuale di abusi si aggira attorno all’1%.
Questo è per noi forse l’ecolabel più interessante perché quello che con maggiore probabilità possiamo trovare nei nostri supermercati e che quindi possiamo decidere di privilegiare quando facciamo la spesa.
ASC, Aquaculture Stewardship Council , assomiglia al precedente ma si riferisce all’allevamento di pesce e frutti di mare. Poiché molto del pesce che acquistiamo proviene da allevamenti, è bene saper riconoscere questo ecolabel che, come il precedente, prevede la separazione tra enti certificatori ed ente normatore (come dovrebbe sempre essere). Si tratta di una certificazione recente, nata nel 2010 su iniziativa del WWF e dell’IDH ( Dutch Sustainable Trade Initiative ), con un obiettivo molto ambizioso: quello di diventare la principale certificazione al mondo per il pesce d’allevamento.
Benché siano meno conosciuti in Europa, vorrei anche citare i marchi Seafood Watch, nato nel 1999 e relativo al mercato statunitense, SeeChoice, l’equivalente di Seafood Watch per il mercato canadese, e Ocean Wise, ecolabel usato in Canada prevalentemente per i prodotti serviti al ristorante. Quest’ultimo marchio fa riferimento, semplificandoli, a criteri di valutazione fissati dai primi due.
Ho voluto introdurre brevemente questi marchi per spiegare che ogni ecolabel ha propri criteri di valutazione, che possono essere anche molto differenti. Mi rendo conto che questo possa causare confusione nel consumatore, che desidera risposte chiare e precise, ma chi è interessato alla tematica farà sicuramente un passo in più per studiarsi i singoli programmi.
Ecco, per quattro dei marchi sopra descritti, una tabella che indica gli aspetti che ciascun programma considera. Vediamo ad esempio che solo il primo prevede la certificazione da parte di un ente terzo e anche la tracciabilità alla fonte, mentre nessun programma considera ad esempio il carbon footprint o aspetti sociali degli operatori coinvolti, focalizzando piuttosto l’attenzione sulla salvaguardia dell’ecosistema marino.
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Fonte: thisfish.info |
Interessante anche la prossima tabella, che confronta i giudizi ottenuti con questi quattro programmi da dieci aziende ittiche del Nord America. Le differenze sono spiegate dai diversi tipi di valutazione, dal diverso peso dato ai singoli parametri e dalle diverse peculiarità della comunicazione per ciascun marchio. Nel caso delle ultime quattro aziende, le conclusioni di MSC e Ocean Wise, come si può vedere, sono addirittura opposte.
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Fonte: thisfish.info |