Non è bello ciò che è bello…e storie di spigolatura

19 Gennaio 2016

…ma è bello ciò che piace. Il problema è che, quando si parla di frutta e verdura, al consumatore piace in genere solo quella perfetta e dal colore uniforme.

Il film “Taste the waste”, racconta dei diversi modi e momenti in cui si spreca il cibo, non solo sulla nostra tavola, ma dal momento in cui viene raccolto. E’ proprio qui che nasce il primo spreco, perché sembra che addirittura il 40% di frutta e verdura venga gettato perché non conforme a determinati standard di bellezza.

Il cibo gettato in Europa e Nord America è il triplo di quello necessario a nutrire gli affamati di tutto il mondo.

Abbiamo parlato qui di una pubblicità francese che ha fatto tanto scalpore da diventare virale e stimolare altre simili iniziative nel paese. Ma di iniziative ce ne sono molte altre, anche precedenti, e tutte con lo stesso obiettivo: salvare da morte precoce frutta e verdure brutte.

In passato gli spigolatori erano quelle persone, spesso donne e bambini, che andavano a raccogliere le spighe rimaste nei campi dopo la mietitura. L’argomento è molto interessante, e se chiedete a qualche anziano che da giovane abitava in campagna, saprà sicuramente raccontarvi qualche aneddoto a riguardo.

Oggi il termine viene usato, anche in altre lingue, per identificare il cercare qua e là o, se parliamo di riduzione degli sprechi, il recupero di ciò che è commestibile anche se non risponde ai canoni richiesti dal mercato.

In inglese la spigolatura si chiama “gleaning”. Nel sito endfoodwaste.org è possibile trovare riferimenti di gruppi di spigolatori nel Nord America.

Non solo, il Dipartimento dell’Agricoltura statunitense ha realizzato una guida per stimolare questa pratica, con istruzioni per contadini, supermercati, mense che desiderano poter donare ciò che altrimenti butterebbero e anche per tante persone bisognose o desiderose di spigolare per poi donare a centri di raccolta. Si tratta di un movimento, la cui utilità è riconosciuta a livello governativo, tanto che si cerca proprio di stimolarla e regolamentarla.

Gli spigolatori non stanno però tornando solo in America. Guardate che bello e ben fatto questo sito spagnolo .

Un día nos despertamos y decidimos formar parte de la solución y no del problema.

Los espigoladores raccolgono frutta e verdura che verrebbero buttati, ne donano una parte ad associazioni di volontariato e trasformano il resto in conserve. In tutto il percorso coinvolgono soggetti disagiati.

Un’altra bella iniziativa è quella di una cooperativa portoghese attiva da un paio di anni:  Fruta feia  (frutta brutta).

La fondatrice, Isabel Soares, ha avuto l’idea sentendo che gli zii contadini gettavano fino al 40% del raccolto perché non conforme. Fruta feia raccoglie frutta e verdura che altrimenti verrebbero gettati solo perché troppo piccoli o brutti e prepara cassette che gli associati ricevono ogni settimana: 7 euro per la cassetta da 6-8 kg, 3,5 euro per la cassetta da 3-4 kg. Assomiglia a nostri gruppi di acquisto, se non che con questo metodo Fruta feia ad oggi ha raggiunto 800 iscritti e ha salvato 200 tonnellate di cibo dalle discariche.


Concludo con un’esperienza olandese, il cui nome mi piace particolarmente: Kromkommer. Il komkommer è il cetriolo, krom significa piegato, ma anche sbagliato. Aggiungendo quindi una consonante a cetriolo, si ottiene una parola ibrida intraducibile ma che ben rende l’idea, oltre a suonare molto bene. Il cetriolo sbagliato, il kromkommer, appunto, è una startup che recupera il 5-10% di frutta e verdura che non passano la selezione in Olanda (mi sorprende questa percentuale, più bassa che in altri paesi) e cercano di reinventarli trasformandoli in buone pietanze, per ora minestre che vengono vendute in alcune catene di negozi.

Ho trovato nella mia ricerca una tale quantità di informazioni che sicuramente tornerò sull’argomento, sperando di ispirare con queste storie iniziative simili anche in Italia. Anzi, se qualcuno ne conosce, mi farebbe piacere se le condividesse.