Questo libro è una scusa per parlare di felicità o del tentativo, piuttosto che di inseguirla, di lasciarci raggiungere da lei.
La storia è delicata e solare pur descrivendo una giornata di pioggia. E’ la storia di un sabato, e dei sapori di questa giornata, perché di sabato tutto è più buono, anche la solita colazione, e tutto è più bello, anche la pioggia. Così è di solito.
Uno studio di qualche anno fa ha individuato nelle 19:26 di sabato sera il momento in cui siamo più felici, perché è il momento in cui lasciamo la settimana di lavoro e incombenze alle spalle e in cui inizia il relax. Lo studio si riferisce alla Gran Bretagna, ma credo che il risultato non sarebbe tanto diverso se fosse condotto in altri paesi. Secondo l’indagine, inoltre, due terzi degli intervistati vive per il fine settimana.Poi ho letto questo post, e ho pensato di condividerne il succo. Perché non cercare di individuare le cose che più ci rendono felici e ci danno soddisfazione e non provare a replicarle durante la settimana?
C’è modo di rendere ogni giorno della settimana un po’ come il sabato?
L’autore del post ne ha fatto un vero e proprio esperimento personale valutando, per un periodo di 10 giorni, tutti i fattori che hanno causato situazioni di stress e di benessere, oltre a dare un voto a ciascuna giornata. Ne ha tratto un insegnamento per se stesso e alcuni insegnamenti che ha cercato di generalizzare per il beneficio di tutti. Secondo lui possono aumentare la qualità della vita ad esempio lo stilare una lista delle proprie priorità a cui attenersi, il ripensare alle proprie scadenze perché non diventino fonte di ansia, fare una cosa alla volta, passare ogni giorno del tempo con le persone che ci rendono felici.
Ognuno potrà trovare le cose che fanno la differenza nella propria vita e, dopo aver fatto un passo indietro, potrà cercare di integrarle nella propria quotidianità.
Ho letto che, volendo cambiare un’abitudine, sono necessari circa due mesi per permettere al nostro corpo e alla nostra mente di acquisirla, basta tenere duro un po’.
Auguro un buon fine settimana con una delle più belle poesie mai scritte.
IL SABATO DEL VILLAGGIO
di Giacomo Leopardi
La donzelletta vien dalla campagna,
in sul calar del sole,
col suo fascio dell’erba, e reca in mano
un mazzolin di rose e di viole,
onde, siccome suole,
ornare ella si appresta
dimani, al dí di festa, il petto e il crine.
Siede con le vicine
su la scala a filar la vecchierella,
incontro lá dove si perde il giorno;
e novellando vien del suo buon tempo,
quando ai dí della festa ella si ornava,
ed ancor sana e snella
solea danzar la sera intra di quei
ch’ebbe compagni dell’etá piú bella.
Giá tutta l’aria imbruna,
torna azzurro il sereno, e tornan l’ombre
giú da’ colli e da’ tetti,
al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dá segno
della festa che viene;
ed a quel suon diresti
che il cor si riconforta.
I fanciulli gridando
su la piazzuola in frotta,e qua e lá saltando,
fanno un lieto romore:
e intanto riede alla sua parca mensa,
fischiando, il zappatore,
e seco pensa al dí del suo riposo.Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
e tutto l’altro tace,
odi il martel picchiare, odi la sega
del legnaiuol, che veglia
nella chiusa bottega alla lucerna,
e s’affretta, e s’adopra
di fornir l’opra anzi il chiarir dell’alba.
Questo di sette è il piú gradito giorno,
pien di speme e di gioia:
diman tristezza e noia
recheran l’ore, ed al travaglio usato
ciascuno in suo pensier fará ritorno.
Garzoncello scherzoso,
cotesta etá fiorita
è come un giorno d’allegrezza pieno,
giorno chiaro, sereno,
che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo’; ma la tua festa
ch’anco tardi a venir non ti sia grave.