Studiare la sostenibilità sociale: “Modelli e metodi di sostenibilità sociale” all’Università di Chieti/Pescara

24 Ottobre 2023

L’attenzione e l’interesse verso la valutazione degli impatti sociali sono in crescita, tanto che il Dipartimento di Economia dell’Università degli Studi Gabriele D’Annunzio di Chieti/Pescara, con l’inizio del nuovo anno accademico (2023-2024), ospiterà il corso “Modelli e metodi di sostenibilità sociale”.

Le docenti del corso Manuela D’Eusanio e Luigia Petti ci raccontano in un’intervista quali sono state le motivazioni che le hanno spinte a proporre un approfondimento sulla sostenibilità sociale per i nuovi studenti.

Manuela D’Eusanio è Ricercatrice in Scienze Merceologiche presso il Dipartimento di Economia. Ha focalizzato la sua attività di ricerca sulla valutazione sistemica della sostenibilità sociale e ambientale con approcci al ciclo di vita, tra cui la Social LCA, e la loro connessione con altri approcci alla sostenibilità e alla gestione della Supply Chain.

Luigia Petti è professoressa PO in Scienze Merceologiche. Nel 2006 entra in contatto con la comunità accademica internazionale che studia la Social LCA, si appassiona profondamente alla materia, ed inizia ad approfondirla e a divulgarla.

Il corso è cominciato a settembre. Com’è andato questo nuovo inizio?

(Luigia e Manuela) La prima lezione è stata molto emozionante perché era la prima volta che presentavamo un corso assieme. È stata una vera soddisfazione poter portare ciò che normalmente viene fatto nell’ambito di ricerca all’interno di un’aula.
Ti trovi davanti a delle persone giovani, che ti ascoltano e sono assetate di conoscenza. Hanno gli occhi sgranati, pieni di stupore e di curiosità rispetto a ciò che si racconta.

La motivazione principale che ci spinge a metterci in gioco con nuove sfide, come questo corso, è riuscire a conferire agli studenti delle conoscenze e delle skills che possano tornar loro utili nel lavoro e nella vita.

Si sente spesso parlare di sostenibilità, soprattutto di sostenibilità ambientale. Specialmente negli ultimi anni, anche le università hanno inserito nella propria offerta dei corsi incentrati sulla sostenibilità ambientale per aumentare la consapevolezza sul tema e per promuovere lo sviluppo di skills specifiche. Di sostenibilità sociale, invece, si parla ancora poco. Come nasce, quindi, l’idea di un corso dal titolo “Modelli e metodi di sostenibilità sociale”?

(Luigia) Parto da un breve aneddoto per rispondere. Mio marito diceva che era sbagliato dare il titolo “Modelli e metodi della sostenibilità sociale” al corso perché prima viene il metodo e poi il modello. In questo caso, però, abbiamo tanti modelli di sostenibilità e ognuno ha il suo metodo, ad esempio la Social LCA porta dentro l’approccio al ciclo di vita o LCT (Life Cycle Thinking). Il corso parte da ciò che c’è ed è presente sul mercato. Da qui si cerca di far capire agli studenti come approcciare il modello secondo il metodo che c’è dietro.

(Luigia e Manuela) L’idea nasce dalla necessità di formare le future generazioni su questi argomenti, di far comprendere la complessità della sostenibilità sociale e le difficoltà che si nascondono dietro la sua comprensione, definizione e valutazione.
Per questo motivo, il corso parte da un’introduzione del tema attraverso la sua terminologia e i suoi concetti di base, in quanto consente di distinguere i diversi approcci, sistemi e metodi esistenti per gestire e valutare la sostenibilità sociale. Si ha, poi, una parte dedicata ai modelli, quindi tutti i sistemi di certificazione a livello di sistema e prodotto, che consentono di gestire la sostenibilità sociale. Infine, si tratta della S-LCA, ovvero la metodologia che consente di valutare la sostenibilità sociale. Per noi è molto importante trasmettere queste differenze agli studenti, perché molti termini sono ancora molto confusi sia nell’ambito della ricerca che nell’ambito del business.

Si tratta del primo corso di S-LCA in un’università italiana. Perché nasce proprio all’Università di Chieti/Pescara?

(Luigia) L’Università di Chieti/Pescara ha attivato il suo primo corso di Economia Ambientale già nel 1996. Oltre ad essere uno dei primi atenei a inserire questo tema nella sua offerta formativa, è stato il primo in assoluto ad avere un programma fortemente multidisciplinare, ovvero con materie appartenenti a diversi ambiti scientifico-disciplinari. Infatti, all’interno dello stesso corso si passava dall’Economia alla Ecologia.

La capacità di questa università è stata quella di comprendere fin da subito la necessità di affrontare la tematica ambientale attraverso ottiche e discipline diverse, tanto che già in questa fase iniziale era presente un corso dal titolo “Responsabilità sociale d’impresa”. Attualmente, nel corso di laurea in Economia Aziendale sono presenti alcuni insegnamenti che fanno riferimento ad aspetti sociali, oltre che ambientali. Si è ritenuto, quindi, opportuno inserire un corso dedicato esclusivamente alla S-LCA intitolato “Modelli e metodi della sostenibilità sociale”.

Un altro fattore importante è, sicuramente, la presenza di un gruppo di ricerca molto attivo all’interno del Dipartimento sui temi della sostenibilità ambientale, economica e sociale.

La sostenibilità dovrebbe essere affrontata con un approccio olistico, tanto che nella pagina di introduzione al corso si fa riferimento all’importanza dell’educazione ambientale nella promozione della sostenibilità sociale. Potreste spiegare in che modo l’educazione ambientale può avere un impatto positivo sulla sostenibilità sociale?

(Luigia e Manuela) Il primo passo è partire dal significato di sostenibilità. Non se ne può parlare menzionando solo l’ambiente o solo gli aspetti sociali. È come uno sgabello a tre gambe che, senza una gamba, non sta in piedi. Di riflesso, se manca la convergenza delle tre sfere (economica, sociale e ambientale) non si può parlare di sostenibilità.
Si inizia, quindi, dalla chiarezza. Il corso non riesce a coprire tutti i concetti, che vengono, però, trattati in altri corsi appartenenti allo stesso percorso di studio.

(Manuela) Mi viene in mente un esempio che ho osservato durante un’esperienza di insegnamento alle scuole superiori. Si tratta della cittadinanza attiva, dove gli studenti sono portati a riflettere sull’educazione ambientale. Prendiamo per semplicità la raccolta differenziata. Si può osservare come un’azione appartenente alla sfera ambientale abbia delle ricadute positive sulla comunità, ovvero la sfera sociale. La connessione fra le due è quasi d’obbligo.

È, poi, importante sottolineare come all’interno della Social LCA ci siano degli indicatori dal valore anche ambientale, proprio perché si va a vedere come l’organizzazione si comporta sul suo territorio.

Il corso lascerà spazio a più metodi didattici, dove la partecipazione attiva degli studenti sarà fondamentale. Verranno analizzati anche dei casi studio concreti?

(Luigia e Manuela) Già dalla prima lezione è stato chiaro che il corso è molto interattivo. Gli scambi con i ragazzi sono stati molti e questo rispecchia l’affermarsi di una nuova didattica. Non si ambisce più al mero trasferimento di conoscenze dal docente allo studente. I contenuti possono essere cercati in autonomia ma noi vogliamo lasciare di più ai ragazzi, ovvero un’esperienza che porti ad acquisire una competenza. Questo si riesce a fare se si sviluppa un approccio diverso dalla didattica standard, dove l’obiettivo diventa quello di fornire un metodo, che servirà allo studente per capire come guardare e interpretare ciò che accade.

L’obiettivo dell’insegnamento deve essere quello di far fiorire le soft o character skills dei ragazzi, oltre alle digital skills richieste dal mercato, in quanto li rendono unici, preziosi e peculiari così come sono. Il mondo del lavoro si aspetta dalle nuove generazioni la capacità di risolvere dei problemi. Per questo, alcune parti del programma sono state create nell’ottica del problem solving. Ne è un esempio la scelta di dedicare parte del corso all’applicazione della teoria ad un caso studio di S-LCA. Durante questo laboratorio, sarà possibile introdurre anche alcuni degli strumenti utili a condurre un’analisi di Social LCA.
Il corso, purtroppo, ha dei limiti di tempo che non permettono di affrontare un intero caso. Tuttavia, gli studenti vengono guidati e aiutati nell’impostazione delle fasi essenziali di uno studio semplice ma rappresentativo.

Nel programma è previsto anche un business game, che permette di attirare maggiormente l’attenzione degli studenti perché da un lato consente di alleggerire la normale didattica e dall’altro permette di coinvolgerli in prima persona.

Un’altra metodologia didattica che si applica in questo corso è la flipped classroom, che consente di capovolgere i ruoli all’interno della classe, gli studenti diventano docenti. Questo cambio di ruolo permette di imparare facendo (learning by doing), perché il fatto di dover spiegare un concetto ad un ascoltatore fa in modo che automaticamente si chiarisca anche a chi parla.

La scelta di sperimentare con nuovi tipi di didattica deriva dalla volontà di far emergere ciò che ogni studente porta dentro di sé. Il compito di un professore universitario è quello di ricercare la verità scientifica e di insegnarla, facendo fiorire lo spirito del ragazzo che si trova davanti. Queste sono le intenzioni anche se non sempre ci riusciamo. L’importante è non fermarsi e provare sempre a mettersi in gioco e, per noi, questo corso è una vera sfida perché è il primo del suo genere in Italia.

Quali sono i vostri progetti futuri in ambito di sostenibilità sociale?

(Luigia e Manuela) L’idea del corso nasce durante un viaggio verso un convegno. Spesso approfittiamo di questi momenti di viaggio e di pausa, come la pausa caffè, per raccogliere le nostre idee, confrontarci e fare un po’ di brainstorming.

In uno di questi momenti ci era venuta l’idea di sfruttare il corso come un momento di studio per capire come la S-LCA viene recepita dagli studenti. La comunicazione e l’insegnamento della Social sono una nuova sfida, quindi si tratta di elementi necessari per capire come aiutare al meglio gli studenti nell’approcciarsi alla materia. Per raggiungere questo scopo, si è deciso di applicare un vero e proprio metodo scientifico. Agli studenti verranno poste le stesse domande prima e dopo il corso per vedere se l’insegnamento è stato efficace, come si sono evoluti i ragazzi durante il suo svolgimento, quale percorso culturale ed educativo hanno fatto, per capire poi qual è la strategia migliore per porre questi argomenti.

(Manuela) Ricordo la fatica quando mi ero trovata da sola a dover studiare le linee guida della S-LCA durante il percorso della laurea magistrale. La ricerca di pubblicazioni scientifiche di supporto era stata fondamentale per riuscire a chiarire alcuni punti; quindi, il corso potrebbe andare a spianare un po’ la strada per i nuovi interessati.

Poi, la sfida è anche per i docenti stessi che devono testare e comprendere qual è la metodologia più efficace di comunicazione, perché spesso bisogna saper adattare il metodo anche all’audience.

Grazie Manuela e Luigia!

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