Come adottare una cultura di sostenibilità

27 September 2011

“Embedding sustainability in organizational culture” è un progetto dell’organizzazione canadese senza scopo di lucro NBS (Network for Business Sustainability). Lo studio, condotto da Stephanie Bertels, è il risultato dell’esame di 13.756 articoli, di cui 179 selezionati come più rilevanti, analizzati e sintetizzati allo scopo di trovare un senso nelle pratiche che supportano l’assimilazione della sostenibilità nel DNA di un’organizzazione. Un obbiettivo ambizioso. Secondo lo studio, per il 93% degli amministratori delegati, la sostenibilità è un elemento importante per il successo futuro della propria azienda, ma la maggior parte non sa da dove iniziare.

Il bello di questo studio è proprio questo grosso lavoro di sintesi, riassunto in un modello che illustra diversi modi per integrare la sostenibilità nel proprio modo di operare.

Ogni quadrante del modello è suddiviso in categorie di pratiche, e ciascuna categoria è composta di pratiche specifiche e ben definite. Per ogni pratica, inoltre, vengono offerti esempi concreti. La sostenibilità, si sa, è un percorso non sempre lineare, per il quale c’è ancora molto da scoprire e testare. Chi si è occupato dello studio lo sa bene, e per tale motivo divide le pratiche tra quelle già applicate con risultati positivi e quelle non ancora testate ma promettenti. Le categorie delle pratiche vengono così suddivise:

  • Promuovere l’impegno, ossia supportare ed incoraggiare coloro che, all’interno dell’azienda, lavorano per incorporare la sostenibilità nella cultura ambientale;
  • Chiarire le aspettative, rivedendo le regole  e le procedure in modo da assicurare che la sostenibilità venga integrata nei processi e nelle stretegie dell’organizzazione;
  • Creare slancio per il cambiamento stimolando l’innovazione, lo sviluppo di nuove idee, la sperimentazione;
  • Alimentare l’abilità al cambiamento, creando strutture e supporti alla base delle trasformazioni future

Ma alla fine, un programma, come lo implemento? Ecco qui i tre passi da seguire:

  • Step 1: nel condurre un’analisi di gap, identificare le pratiche che già si usano, e quelle che si intende usare, distinguendole in due gruppi separati
  • Step 2: cercare l’equilibrio nell’insieme delle pratiche scelte nei diversi quadranti
  • Step 3: identificare ulteriori pratiche che si potrebbero utilizzare, soprattutto tra quelle che si sono dimostrate efficienti.

Fatto ciò (e messa così non sembra neanche difficile), è possibili partire, ma in realtà è qui che comincia il vero lavoro. Lo studio comunque è interessante, perché è una lista di ingredienti, ben divisi in categorie e spiegati in modo chiaro e comprensibile da tutti. Forse un limite può essere dato dal fatto che, per un percorso serio, alcuni ingredienti dovrebbero essere obbligatori per garantire la qualità del risultato. Però è un lavoro di sintesi molto interessante, sicuramente utile per chiarirsi le idee, trarre spunto per nuove pratiche nella propria organizzazione, e come supporto per l’elaborazione di un percorso di sostenibilità in ogni organizzazione, piccola o grande. Consigliato.