Si può dire di un’auto che è zero emissioni?

5 March 2012

IL CASO NISSAN MOTOR (GB)

“The new air. No tailpipe, no emissions. The all-electric Nissan LEAF doesn’t produce one gram of CO2 whilst driving”. Nessun tubo di scappamento, nessuna emissione. L’auto Nissan LEAF completamente elettrica non produce neanche un grammo di CO2 durante la guida. Questa l’affermazione comparsa su una brochure scaricabile da un link in una pagina del sito inglese della casa automobilistica. L’ ASA (Advertising Standard Authority), garante inglese per la pubblicità, ha ricevuto nel 2011 una segnalazione secondo la quale l’affermazione “zero emissioni” sarebbe fuorviante poiché implicherebbe che il veicolo non produce emissioni, non considerando quindi quelle generate per l’elettricità usata per alimentare il veicolo. Secondo il garante inglese, però, proprio la specificazione che l’auto non produce CO2 “durante la guida” chiarisce sufficientemente che le affermazioni “zero emissioni” e “no emissioni” si riferiscono ad una situazione specifica, e quindi non possono essere considerate fuorvianti.

Quando una parola in più fa la differenza.

IL CASO RADIO TAXIS GROUP

Il secondo caso di cui vi parlo oggi vede protagoniste il Radio Taxis Group, società di taxi, e la Addison Lee Plc, anch’essa attiva nel servizio taxi, trasfer da aeroporti, servizio aereo privato ed altri. La Addison Lee si è rivolta alla ASA mettendo in dubbio la veridicità di alcune affermazioni della società concorrente. Ecco su cosa ha trovato da ridire:

  • che Radio Taxis Group fosse la prima società di taxi a zero emissioni al mondo. La rettifica in questo caso è stata immediata. Si tratta infatti della prima società di taxi con la certificazione Carbon Neutral assegnata da The Carbon Neutral Company. Il termine “carbon neutral” in questo caso è quindi un marchio depositato (Carbon Neutral®) e non un’affermazione assoluta;
  • che la seguente affermazione non fosse corretta: “Perché non ridurre il tuo carbon footprint usando il servizio del Radio Taxis Group?”. La società interessata ha riconosciuto che l’affermazione poteva essere resa più chiaramente e l’ha modificata con: “Perché non ridurre il carbon footprint del tuo tragitto usando i servizi del Radio Taxis Group?”;
  • che l’azienda non potesse provare che “opera una costante e continua strategia di riduzione delle emissioni e poi compensa le rimanenti emesse durante il servizio”. In questo caso per il garante inglese la descrizione la procedura seguita dall’ente terzo che ha concesso la certificazione e il protocollo da questa seguito è stato sufficiente a supportare la veridicità dell’affermazione;
  • che l’azienda non potesse provare che vi è un “rinnovo e ammodernamento continuo della flotta”. Su questo punto l’ASA ha dato ragione alla Addison Lee, e l’affermazione non potrà più essere usata in quanto induce a pensare che la società abbia il controllo diretto sui veicoli, e che questi vengano regolarmente migliorati. Si tratta invece di tassisti indipendenti, anche se possono contare su sconti e incentivi per l’acquisto di veicoli nuovi.

Che lezione possiamo trarre da questo secondo caso? Oltre all’attenzione per ogni singolo termine, ricordare sempre di citare correttamente le certificazioni ottenute. Queste ultime, se serie, rappresentano una garanzia e proteggono dal greenwashing. Mai dimenticare poi l’umiltà e la flessibilità nel riconoscere e correggere i propri errori.