Comunicazione e responsabilità sociale

6 June 2012

“Ridecorate il camino di una centrale elettrica”.

Questa era un’affermazione apparsa sul sito di Greenpeace UK Ltd a dicembre 2011. Il testo proseguiva così: “I camini sono un po’ spenti, vero? Li preferiamo con su scritte affermazioni quali “no nuovo carbone” o “stupido”, il che è ciò che pensiamo di loro. In realtà le preferiremmo se non ci fossero proprio, perché il carbone è il combustibile esistente più devastante per il clima, ma ci stiamo lavorando”.

La foto nella pagina web mostrava una persona arrampicata sul camino di una centrale e intenta a dipingerla.

Ebbene, secondo il garante inglese per la pubblicità, l’ASA, questa forma di comunicazione , realizzata con l’obiettivo di perorare la causa dell’organizzazione ambientalista e raccogliere fondi, non ha rispettato le regole del codice sulla pubblicità relativamente a “Social responsibility” e “Harm and offence”. Questo perché, benché sia stato riconosciuto che non vi fosse da parte di Geeenpeace l’intenzione di andare contro la legge, il tono utilizzato non era corretto in quanto giustificava atti di vandalismo a danno della proprietà privata. Allo stesso modo, nonostante sia improbabile che il pubblico sia influenzato a seguire la stessa condotta, la richiesta dell’organizzazione di sostenere economicamente la causa incoraggiava comunque determinati comportamenti.

Spero che queste informazioni possano essere utili a tutte quelle organizzazioni che operano senza scopo di lucro per l’ambiente o il sociale.

Quando penso a Greenpeace, mi viene sempre in mente la Rainbow Warrior bombardata nel 1985 nel porto di Aukland (Nuova Zelanda) da parte del servizi segreti francesi allo scopo di contrastare possibili azioni di disturbo durante i test nucleari nell’atollo di Mururoa, in Polinesia.