L’importanza della prova nelle asserzioni ambientali

10 December 2012

Due casi di pubblicità ambientale recentemente giudicati dall’ ASA , garante inglese per la pubblicità, dimostrano quanto sia importante provare le asserzioni che si fanno. Perché la validità di un’asserzione dipende dalla documentazione che si ha a disposizione, pronta da fornire a chi la richiede, per supportare la comunicazione che viene fatta.

I due casi trattano entrambi le turbine eoliche.

Anglesey è un’isola del Galles. Nel sito di promozione turistica viene presentata come ” a place where you can get away from it all”. Non mi stupisce quindi che un opuscolo pubblicato a febbraio di quest’anno, dal titolo “Anglesey against wind turbines” cercasse di contrastare il progetto relativo all’installazione di turbine eoliche in questo angolo di paradiso. Nell’opuscolo venivano elencati una serie di motivi secondo i quali tali turbine rappresenterebbero un metodo molto inefficiente per la produzione di energia e non contribuirebbero affatto ai cambiamenti climatici.

Ecco le motivazioni così come apparivano nell’opuscolo, tratte dal sito di ASA:

1. Some of the proposed turbines are 300 feet, four times the height of the Marquis’ column.

2. A tourist’s first view of approaching Anglesey would be an industrialised landscape rather than some of the finest views in Britain. The turbines will be easily visible from the top of Snowdon. More Anglesey residents’ livelihoods depend on tourism than any other business. A survey by VisitScotland concluded that over a quarter of tourists would be less likely to return to a turbinised landscape.

3. Low frequency noise generated by turbines affects your health. The noise is felt as much as heard. Think of the thudding bass of the next door neighbour’s stereo that always plays the same song and is never switched off. The flickering effect from reflected sunshine can cause headaches and seizures.

4. Tubines [sic] do not create local jobs. Most turbines are built abroad and installed by the manufacturers. When in place they require minimal upkeep and are remotely controlled.

5. Turbines reduce property prices. Given two identical houses – one with a view obstructed by wind turbines and the other with uninterrupted views – which would you buy?

6. Television reception is affected in local properties causing ghosting and jittering on your TV picture”.

Oltre a questo elenco, il testo continuava così: “Who benefits? The energy industry receives huge subsidies from the government, paid for through all our electricity bills. (10% of your bill, contributing to fuel poverty) Landowners receive huge rents while the affected community receives nothing. The electricity produced goes into the National Grid and costs local residents just the same. Turbines are the most inefficient and expensive form of renewable energy; the industry is simply motivated by the huge profits achieved through subsidy. As Anglesey residents, we stand to lose something very valuable, whilst gaining nothing. Please contact your local councillor and council to make your opinions heard”.

Il caso di questo opuscolo è stato segnalato al garante inglese per la pubblicità, al quale è stato chiesto di accertare la validità di 11 punti relativi al testo riportato qui sopra. Undici richieste di accertamento in un testo come questo non è male. Il giudizio, arrivato il 28 novembre, ha dato torto agli autori dell’opuscolo su ognuno degli 11 punti. Perché? Perché il comitato contro le turbine eoliche non è stato in grado di fornire spiegazioni e documentazione sufficiente a supporto delle proprie tesi. Non perché non ci siano, non esistano, non sia possibile ottenerle. Non è infatti questo lo scopo del garante; il garante deve accertarsi che chi fa le asserzioni tale documentazione l’abbia immediatamente disponibile.

Alcuni esempi:

  • Relativamente all’asserzione che le turbine rappresentano un metodo inefficiente di produzione di energia, l’unica documentazione presentata è stato un articolo pubblicato nel 2004 ritenuto non aggiornato;
  • L’asserzione relativa al fatto che i turisti, arrivando sull’isola, avrebbero visto un panorama industrializzato e che le turbine sarebbero state visibili dalla cima dello Snowdon (la montagna più alta del Galles) è stata contestata perché non è stata fornita una mappatura delle turbine progettate né alcuna prova fotografica dalla cima della montagna;
  • L’asserzione secondo la quale una ricerca di VisitScotland aveva dato come risultato che oltre il 25% dei turisti intervistati non sarebbe tornato a visitare una zona con turbine eoliche non è stata considerata sufficiente perché la ricerca, riferita a solo 180 persone, si riferiva al 2002, e quindi non  rappresentativa della situazione attuale;
  • L’asserzione relativa all’impatto del rumore delle turbine sulla salute umana non è stata inoltre supportata da sufficiente documentazione scientifica.

Prendiamo un altro caso relativo ad un’ azienda che sviluppa turbine eoliche. Due delle asserzioni che appaiono nel suo sito sono state sottoposte all’attenzione dell’ASA, e sono state giudicate corrette all’inizio di ottobre.

Eccole qui, come prese dal sito dell’ASA :

1. “a well-designed modern wind turbine is remarkably quiet in operation”; and

2.  “One other discovery was that the vast majority (93-99%) of those who had seen a wind farm suggested that the experience would not have any effect on their intentions to return to an area”.

Queste asserzioni sono simili a quelle del primo caso, ma la documentazione fornita qui è più recente e dettagliata, e questo ha fatto la differenza:

  • relativamente alla rumorosità, l’azienda dichiara e dimostra di rispettare i limiti di legge e presenta una documentazione dettagliata, supportata da collegamenti ad altri siti e studi, sul confronto tra il rumore prodotto dalle turbine e quello ad esempio del traffico stradale o aereo;
  • relativamente al fatto che un paesaggio rappresenti o no un deterrente al turismo, l’azienda ha presentato uno studio ben documentato, sviluppato sulla base di analisi svolte in diversi paesi e commissionato dal governo scozzese.

Personalmente, ricordo ancora la prima volta che ho visto un parco eolico on-shore (sulla terraferma) in Danimarca, e ne ero rimasta inorridita. Non ero preparata a vedere il paesaggio verdissimo e collinoso dello Jutland ricoperto di impianti eolici, e ci ero rimasta male. Però ricordo anche una parte della regione del Flevoland in Olanda, le lunghissime strade che costeggiavano l’acqua: a sinistra distese verdi di campagna, a sinistra il blu del lago e le turbine bianche. Era una bella vista, e il Flevoland, la parte più recentemente riscattata dalle acque, può anche ben accoppiarsi con la modernità delle turbine eoliche. Rimane un argomento molto dibattuto, ma il motivo per il quale ne ho parlato oggi è che questi sono due ottimi esempi per meglio chiarire a cosa (tra le altre cose) si dovrebbe fare attenzione quando si fanno delle asserzioni ambientali.