Rank a Brand ha condotto uno studio su 368 aziende del settore moda in Germania e Olanda per identificare le principali sfide relative alla sostenibilità e le migliori pratiche per le seguenti tematiche: climate policy, ecology, labor conditions policy.
Obiettivo di questo progetto è stimolare le aziende a diventare più consapevoli e a migliorare il proprio impegno per la sostenibilità. L’analisi si è soffermata sulla valutazione della comunicazione ambientale, perché rappresenta un aspetto di rilevante importanza per la gran parte delle aziende coinvolte.
Il 63% delle aziende considerate parla di sostenibilità nel proprio sito aziendale, il 10% in più rispetto al 2011.
Il 20% delle aziende che dedica spazio alla sostenibilità nel proprio sito ha pubblicato un report di sostenibilità.
L’aspetto che invece preoccupa è che la comunicazione del 30% delle aziende non è supportata da dati, o tale aspetto risulta talora marginale o addirittura irrilevante per poter spiegare l’impegno ambientale. Tante volte abbiamo avuto modo di sottolineare l’importanza di dimostrare le affermazioni ambientali, le quali devono essere rilevanti, veritiere e supportate da dati scientifici. Per spiegare questa comunicazione “parziale” che evita di fornire indicatori ambientali precisi, spiegazioni sulla metodologia utilizzata e indicazioni precise sui piani sviluppati per raggiungere nel rapporto viene usato il termine “Allarme Greenwashing”. Guardatevi il rapport o, le aziende individuate vengono tutte elencate, proprio perché l’obiettivo è quello di aumentare il controllo e l’attenzione da parte dei consumatori e quindi anche la sensibilità delle aziende. Tra i sottosettori meno toccati da questo fenomeno ci sono quello delle aziende produttrici di capi in denim e quello della distribuzione.
Altri dati interessanti:
- il 50% delle aziende analizzate afferma di avere attuato una politica per la riduzione o la compensazione delle emissioni di carbonio, con un aumento del 39% rispetto al 2011;
- il 16% delle aziende coinvolte dichiara di aver attuato misure tangibili per l’eliminazione di sostanze chimiche pericolose nel ciclo produttivo;
- il 53% delle aziende ha un Codice di Condotta che affronta le tematiche relative al lavoro minorile e forzato, la sicurezza sul luogo di lavoro e la discriminazione di ogni tipo;
- il 33% delle aziende ha aderito ad un’iniziatova collettiva per il miglioramento delle condizioni di lavoro, l’acquisto di almeno il 30% delle forniture da aziende accreditate o acquista solo da paesi considerati a basso rischio.