Il casone è una tipica abitazione che in passato veniva costruita nelle lagune, lungo i fiumi, nelle campagne. E’ caratteristico del territorio veneto e poteva rappresentare una dimora stanziale o anche solo stagionale per cacciatori, pescatori, agricoltori. Nonostante moltissimi casoni, soprattutto nelle campagne, siano ormai scomparsi, nelle lagune venete se ne trovano ancora diversi, splendidamente inseriti in questo contesto che ha fornito le materie prime per costruirli e conservarli.
Queste foto si riferiscono ai casoni caorlotti della Vallevecchia, nella laguna di Caorle, tipicamente destinati alla pesca.
L’aspetto più affascinante di queste abitazioni, realizzate per secoli da persone senza conoscenze tecniche avanzate e con materiali poverissimi, è che rappresentano una forma antica di bioedilizia oltre, oserei dire, a uno sberleffo a tanti esemplari di architettura moderna.
Se andate all’Isola dei pescatori, dal signor Raimondo, che in un casone ci è nato e vi ha trascorso molti anni della sua infanzia, sarà felice di raccontarvi com’era la vita in queste abitazioni di legno e canna palustre, ma anche come venivano costruite. Sembra che ormai pochissime persone oltre a lui conoscano e padroneggino l’antica tecnica di costruzione del casone caorlotto.
Se costruito seguendo alcune semplici ma fondamentali regole, il casone permette un’areazione perfetta anche senza la presenza di finestre né canna fumaria, e l’impermeabilità quando piove. Ci sono stata in una giornata molto calda e la temperatura all’interno era assolutamente accettabile.
Innanzi tutto le dimensioni. Non è importante quanto sia grande, ma devono essere rispettate le proporzioni: la lunghezza deve sempre essere doppia rispetto all’altezza e alla larghezza. Quello che ho visitato era lungo 12 metri, largo e alto 6 metri. All’interno si trova un ambiente unico, nel quale in passato vivevano diverse generazioni di una stessa famiglia.
I due lati inferiori hanno una forma arrotondata, e l’ingresso dovrebbe sempre essere rivolto a sud.
I materiali di costruzione sono il legno, per la struttura, e la canna palustre, e non vi sono né finestre né canna fumaria.
Nella parte opposta all’ingresso, in fondo al casone, si trova il focolare in mattoni.
Questo è uno dei pezzi forti della struttura e la prova della perfetta areazione dell’abitazione. Nonostante non vi sia canna fumaria, il fumo non si disperde nell’ambiente e sale direttamente verso l’alto uscendo dalle fessure tra le canne del tetto.
La prova è questa grata, necessaria per proteggere il soffitto dalle faville, che si è annerita solo nella parte centrale. Dalla foto potrebbe non essere chiarissimo, ma è proprio così.
Un altro aspetto cruciale della costruzione del casone risiede nel metodo di posizionamento delle canne e nel verso in cui sono posti gli strati, tecnica ormai purtroppo quasi dimenticata.
La canna veniva raccolta da settembre a metà marzo e, mentre per le pareti si sceglieva la canna con la foglia che faceva passare meglio l’aria, per il tetto si preferiva quella senza foglia. La copertura finale del tetto veniva realizzata un anno dopo la costruzione per permetterne l’assestamento, e poi non era necessaria alcuna manutenzione per circa 6 – 7 anni.
I casoni che si vedono ora in laguna sono spesso diventati cottage estivi, luoghi di villeggiatura, il che può non essere un male, se non che il restauro viene spesso realizzato con tecniche diverse da quelle originali. Il signor Raimondo ci ha spiegato che sempre più frequentemente a rifare i tetti vengono chiamati artigiani ungheresi che seguono, pur in modo molto professionale, una tecnica tipica del lago Balaton, e con materiale che portano direttamente dal loro paese. Il tetto realizzato in questo modo non permette l’areazione del locale e rende quindi necessaria la realizzazione di finestre, abbaini e canne fumarie.
Per concludere, qualche curiosa informazione sulla vita al tempo dei casoni dei pescatori. Il letto dei genitori si trovava nella parte posteriore dell’abitazione, dietro al focolare, protetto da una tenda che lo separava dal resto del locale. Gli altri letti erano realizzati con quattro pali ai quali venivano legate vecchie reti da pesca, mentre il materasso, in dialetto “stramasso”, era riempito con i cartocci delle pannocchie.
I letti e la semplice credenza, spesso unico pezzo di arredamento, erano tutti a 50 centimetri da terra, perché l’acqua alta generalmente non oltrepassava quel livello. Generalmente, appunto, ma poteva capitare di svegliarsi la mattina con il sedere bagnato.
La vita nei casoni era estremamente semplice e i pescatori più poveri tra i poveri, ma le peculiarità di queste abitazioni ne fanno un prezioso esempio di antica bioedilizia e di integrazione nell’ecosistema circostante.
Se l’argomento vi interessa, ecco alcuni documenti interessanti:
- Il casone caorlotto : caratteri originari e regole costruttive
- Itinerario in bicicletta : il giro di Caorle, tra centro storico e laguna (km 17)