Venerdì, un libro e fiordi occidentali dell’Islanda

2 September 2016

Questa estate in Islanda mi hanno accompagnata Aldoux Laxness e Viktor Arnar Ingólfsson .
Il mio giro del paese è stato antiorario e si è concluso nei meravigliosi e meno visitati fiordi occidentali, che forse hanno meno luoghi singolarmente eccezionali rispetto al resto dell’isola ma sono caratterizzati da una serie infinita di paesaggi che tolgono il respiro e invadono l’anima.L’Islanda ha una bellezza drammatica, ruvida, e questa parte del paese in particolare riempie e sfugge allo stesso momento. Mi sono fermata su una cima per fotografare il paesaggio, ma non sarebbero bastate diverse foto per esprimere quello che vedevo. Più il paesaggio era imponente, meno fotografavo, e più me lo godevo.

Proprio in questi luoghi, in una minuscola isola nell’isola, è  ambientato “L’enigma di Flatey”.

Flatey esiste davvero, è una delle circa tremila i sole della baia del Breiðafjörður e ad oggi l’unica abitata, anche se da pochissime persone. Da quando ho letto il libro, gli “incontri” con questo luogo si susseguono: una rivista nella biblioteca di Siglufjörður , un trafiletto in una rivista in aereo, un libro nella libreria dell’aeroporto di Reykjavik. A Flatey esiste veramente una biblioteca, ed è la più antica del paese. Qui, nel Medioevo, era conservato il famoso manoscritto di saghe Libro di Flatey, sostituito ora da una copia.

Negli anni ’60, ancora bambino, Ingólfsson trascorreva qui le estati, a casa dei nonni, e in questo periodo è anche ambientato il suo romanzo.

“L’enigma di Flatey”  è un giallo etnico, se così posso definirlo, in cui la ricerca di un assassino si intreccia con la ricerca della soluzione dell’enigma e saghe antiche di cui è ancora permeata la quotidianità.
Su un’isola vicino a Flatey viene ritrovato il corpo di un uomo, ormai irriconoscibile. Sul posto giunge il giovane avvocato Kjartan, inviato del Prefetto. Il caso si rivela subito più complicato del previsto, e strettamente collegato all’enigma di Flatey. Quest’ultimo consiste in ” una lista di quaranta domande, l’ultima delle quali dipendeva dalla risposta giusta alle precedenti trentanove. Alle domande seguiva una poesia incompleta: la soluzione dell’enigma ne avrebbe rivelato i versi mancanti”. Nessuno è ancora riuscito a risolvere l’enigma, nonostante le assidue ricerche di appassionati studiosi.

La storia è ambientata in un passato recente, ma evidentemente anche ad un islandese di Reykjavik Flatey negli anni ’60 sembra un mondo non ancora approdato alla modernità.

La dieta quotidiana consiste di carne di foca o petto di gabbianella di mare e patate.

Grimur prese un grosso pezzo di carne. “In questa stagione si cacciano i cuccioli, quindi mangiamo foca molto spesso. E come contorno, patate, quando ci sono.”

Högni lo o sservò incuriosito e con la bocca piena disse: “Una volta ho conosciuto un uomo che non mangiava carne di foca, e nemmeno di cormorano, però in compenso gli piaceva molto il pollo. Strano, vero?

Alcune case sono ancora quelle tradizionali.

La fattoria aveva il tipico tetto ricoperto d’erba, con tre spioventi che si affacciavano sul cortile. La parte posteriore era per metà scavata nella collina, e al centro del tetto c’era un comignolo che buttava un denso fumo nero.

Il mistero è carino, ma lo sono ancor più l’atmosfera dell’isola, le relazioni tra le persone ( “Nelle ore successive erano emersi ulteriori dettagli. Il che lasciava presagire ottimi affari: gli isolani tornarono al negozio più volte nel corso della giornata fingendo di aver bisogno di qualcosa, ma più che altro a caccia di notizie” ), i personaggi e le loro occupazioni (” Pormodur il Corvo, raccoglitore di piume e sacrestano”), gli impegni quotidiani, le credenze influenzate da storie di elfi e saghe antiche.

Non so se faccia lo stesso effetto leggerlo in un contesto diverso, ma più mi avvicinavo ai fiordi occidentali e più mi immergevo nella lettura, accompagnamento perfetto al suggestivo panorama e alle chiarissime e brevi notti nordiche.

Leggetelo se le vostre vacanze sono finite e avete voglia di “partire” ancora per un po’.

Colonna sonora: “Space Oddity” di David Bowe.

Per gli amanti del film “I sogni segreti di Walter Mitty” (io l’ho visto diverse volte e ogni tanto mi riguardo qualche scena), due foto di luoghi che forse riconoscerete.

Non le avete riconosciute?
La prima è la piazzetta da cui parte Walter Mitty in elicottero. Tutti gli edifici sono stati ridipinti per il film e poi dipinti nuovamente nel colore originale.
La seconda è la banchina a cui approda la barca di pescatori e da dove Walter Mitty parte in bicicletta.

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