Mobilità sostenibile

27 March 2017

Oggi parliamo di mobilità prendendo spunto da una bella notizia apparsa a gennaio sulle locandine del capoluogo lagunare. Con l’arrivo del nuovo anno la Municipalità di Venezia si è infatti impegnata in un importante progetto: la pista ciclabile che collegherà Venezia con Mestre chiudendo l’ultimo tassello ora non percorribile tra il ponte della Libertà (che collega la parte storica di Venezia con la terra ferma) e San Giuliano (la parte a ridosso della laguna, ora adibita a parco cittadino).

Di frequente, la città di Venezia in testa nelle classifiche di mobilità sostenibile, ma questo spesso grazie alla sua natura, che fa sì che i cittadini usino i mezzi pubblici e si spostino a piedi. Questo avviene principalmente nel centro storico, quindi nella parte della municipalità di Venezia situata nella laguna vera e propria. Ma Venezia non è solo centro storico, c’è infatti la parte della municipalità situata alle spalle, così detta di terraferma. Ed è proprio questa, Mestre, con i suoi quasi 148.000 abitanti, che offre efficienti servizi di bike sharing e car sharing che contribuiscono a garantire alla città la posizione in testa alle classifiche relative alla mobilità sostenibile. Ultima novità di Mestre è il servizio Mvmant. Il progetto, nato dalla collaborazione tra la Cooperativa Artigiana Radiotaxi Venezia e Mestre ed Edisonweb, Software House della provincia di Catania, permette la condivisione del servizio taxi grazie ad una semplice app gratuita.

Parlando di mobilità sostenibile vengono spesso in mente le città del nord d’Europa. Le statistiche  ci dicono che il paese dove si c’è la maggior percentuale di ciclisti dichiarati è l’Olanda, circa il 36% della popolazione, contro la media europea dell’8%.

Ma oggi non voglio parlare solo di mobilità sostenibile in generale, voglio piuttosto far vedere la cosa anche da un’altra prospettiva e cioè dell’energia collegata alla mobilità sostenibile. Tra i tanti progetti, vorrei presentarne due:

Il primo è il progetto Lybra. Si tratta di un dispositivo modulare di 1 metro per 3 che viene inserito nell’asfalto e che può diventare una vera e propria piattaforma energetica. Sfrutta l’energia di frenata delle automobili ed è realizzato in acciaio e gomma vulcanica, quindi con materiali duraturi e resistenti agli agenti atmosferici. I dossi così creati non saranno pericolosi per i pedoni, le bici e le motociclette.  Questo dispositivo è stato realizzato dalle Underground Power, una realtà italiana che nasce dalla collaborazione con il Politecnico di Torino e che nel 2013 è stata nominata una delle “10 Aziende Green più promettenti d’Italia“. Sono già stati fatti i primi test sperimentali in un parcheggio di un supermercato, nella provincia di Milano. La resa è stata davvero buona e si è calcolato che sarà possibile generare 100 MWh l’anno al passaggio di 8.500 auto al giorno.

Il secondo progetto è SolaRoad. Ancora una volta una struttura modulare, 2.5 per 5 metri, che va a sostituire l’asfalto e che genera energia, questa volta catturando la luce. Nata nel 2009 e testata inizialmente in una cittadina olandese, Krommenie, nel 2011 questa tecnologia è stata via via implementa fino ad essere installata per un chilometro intero in Normandia nel 2016. Il ricavo di energia è approssimativamente di 3,500 kWh per anno.

Entrambi questi esempi vedono la mobilità come un’opportunità. Un’opportunità per ricavare energia grazie al passaggio di automobili, biciclette e motocicli, anche questo infatti è un modo per sfruttare una risorsa che altrimenti sarebbe persa.

Post di Selina Angelini