L’Università di Wageningen, in Olanda, sta facendo un lavoro importante sullo studio e la prevenzione dello spreco di cibo. Questa infografica offre una chiara panoramica della situazione, evidenziando uno spreco di addirittura un 1/3 del cibo prodotto a livello mondiale. Strategie per ridurlo devono essere attuate lungo l’intera catena di fornitura, a livello di governo e nei diversi settori. Qui vengono identificati la fase post- raccolto, la lavorazione, la distribuzione e il consumo; inoltre viene considerata la parte legislativa e come settori quello sanitario e del catering, che sono stati ampiamente studiati dall’Università.
Nei paesi con livelli di reddito medio alto il maggiore spreco di cibo avviene nelle case, siamo quindi noi consumatori finali a sprecare maggiormente ciò che acquistiamo. Nei paesi più poveri lo spreco avviene invece soprattutto dopo il raccolto, a causa delle inefficienze nella distribuzione e conservazione. Il pesce, ad esempio, spesso viene sprecato perché non vi è la possibilità di lavorarlo appena pescato.
Alcuni esempi di ottimizzazione della fase di lavorazione comprendono la produzione di biogas da rifiuti, il recupero di nutrienti da acque di processo o la rilavorazione degli scarti organici per ottenere nuovo cibo o applicazioni basate sulla biotecnologia.
La grande distribuzione ha ormai raggiunto elevati livelli di efficienza, ma molti miglioramenti sono ancora possibili attraverso una maggiore corrispondenza tra domanda e offerta e un migliore monitoraggio delle date di scadenza. Non è raro che mi capiti di trovare al supermercato prodotti scaduti. La scorsa settimana ho trovato alcune confezioni di yogurt scadute nel reparto frigorifero e ho avvisato subito un addetto, e questo perché sono sempre attenta alla data di scadenza dei prodotti freschi. Che la birra belga che ho comprato fosse scaduta me ne sono invece accorta solo una volta arrivata a casa. Due prodotti diversi in un solo giorno. Un controllo informatizzato permetterebbe di identificare immediatamente tutti i prodotti in scadenza e organizzare:
- promozioni ad hoc, come fa la catena Hema in Olanda sui prodotti freschi (ne abbiamo parlato Here)
- di destinarli ad enti benefici, come succede ad esempio in Belgio, per legge (ne abbiamo parlato Here)
- dirottarli ad usi diversi, ad esempio la loro lavorazione per realizzare altri cibi
Non solo i prodotti in scadenza possono trovare una possibilità per non andare sprecati, ma anche quelli esteticamente non perfetti, come ad esempio la frutta e verdura dalle forme strane, di cui abbiamo parlato Here, o quelli con le confezioni ammaccate o rovinate, che in Inghilterra vengono venduti in una nuova forma di supermercato sociale, di cui abbiamo scritto Here.
Non dimentichiamo infine l’importante ruolo che il supermercato può giocare nello stimolare scelte più consapevoli e salutare da parte dei consumatori. E’ un argomento talmente ampio e interessante che ci tornerò.
E arriviamo a noi consumatori, la nota dolente di tutta la catena, responsabili del 50% dello spreco di cibo. I motivi sono principalmente due: compriamo troppo e cuciniamo troppo. Senza contare scarti quali bucce di frutta e verdura che in molti casi sono perfettamente commestibili e anzi ricchi di nutrienti, ogni anno ciascuno di noi getta circa 50 kg di cibo.
Anche nell’ambito del catering lo spreco è considerevole, perché spesso non si ha un’idea precisa di quante persone mangeranno e di quanto cibo consumeranno. Tra le strategie consigliate, quella di ridurre la varietà di pietanze offerte e quella di aumentare la cottura all’ultimo momento.
Anche in settori specifici è possibile trovare bellissimi esempi di riduzione dello spreco. L’ospedale olandese Maxima Medical Center ha vinto nel 2011 il premio No Waste Award per essere riuscito a ridurre la percentuale di pasti non consumati dai pazienti dal 42% al 2%. Una riduzione impressionante, tutta merito di un sistema di prenotazione à la carte che permette a ciascun paziente di ordinare il pasto e la porzione che più gradisce. Non solo, anche il personale addetto alla distribuzione segue più lo stile di un ristorante che non quello di una mensa, e questo ha fatto sì che i pazienti apprezzino maggiormente il servizio, votato con un 8+ rispetto al precedente 6,3, e che l’ospedale risparmi 400mila euro l’anno.
La riduzione dello spreco di cibo è uno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite:
By 2030, halve per capita global food waste at the retail and consumer levels and reduce food losses along production and supply chains, including post-harvest losses
By 2030, substantially reduce waste generation through prevention, reduction, recycling and reuse