7° Conferenza Internazionale sulla Social LCA

23 June 2020

La scorsa settimana si è tenuta la 7* Conferenza Internazionale sulla Social LCA. Organizzazione a Gotheborg, partecipanti da ogni continente, tutti collegati online. Coordinamento innovativo dei lavori, con modalità che credo in parte rimarranno anche quando torneremo alla normalità. L’interazione tra i partecipanti è stata garantita dai commenti alle presentazioni e da piccole stanze virtuali di discussione durante le sessioni live di fine giornata.

Cinque le categorie presenti:

  • Defining and scoping SLCA studies
  • Inventory, data and databases
  • SLCA for policymaking
  • Novel approaches to SLCA
  • Social analysis of product chains

Un momento importante della conferenza è stata la presentazione dell’aggiornamento delle Linee Guida per la Social LCA dell’UNEP. Lanciate per la prima volta nel 2009, da settembre 2017 sono in fase di revisione.

Questa nuova versione presenta diversi sviluppi e novità, con espansione degli stakeholder e l’introduzione della categoria “children”, sviluppi metodologici, più approcci e un focus più ampio. Da marzo a maggio di quest’anno si è tenuta l’Open Consultation e la procedura si concluderà quest’estate.

Alla conferenza abbiamo presentato un poster con i primi risultati del lavoro sulla Social LCA nell’ambito del progetto Horizon 2020 Water2REturn di cui facciamo parte.

Molti gli studi presentati, vi proponiamo una breve carrellata.

Social LCA nel settore tessile

La presentazione che ha vinto come Best SLCA case study è relativa allo studio “Social Hotspots in the Textiles Global Chain”. Lo studio presenta i risultati di una hotspot analysis sociale che, assieme agli interventi prioritari discussi in un workshop organizzato da UNEP nel 2019, verranno raccolti in un documento sulla sostenibilità e la circolarità della filiera del tessile di prossima pubblicazione.

La produzione globale di prodotti tessili è costituita per il 20% da produzione per uso industriale, per il 20% da tessile per uso domestico mentre il restante 60% da abbigliamento. Questo studio si concentra sul terzo gruppo. L’analisi è stata fatta usando il Social Hotspot Datbase, scegliendo i 10 indicatori più rappresentativi del settore: lavoro minorile, corruzione, orario di lavoro eccessivo, lavoro forzato, rischio di diseguaglianza di genere, rischio di elevato conflitto, rischio di incidenti fatali o non fatali, rischio di fragilità del sistema legale, rischio di esposizione a varie tossine e pericoli e infine rischio di salario medio del settore inferiore al salario minimo nazionale. Il risultato più rilevante dello studio mostra come l’impatto maggiore derivi dalla produzione della fibra vegetale in tutti e dieci gli indicatori e che tali rischi sono prevalenti nelle regioni asiatiche, dove tale produzione ha luogo.

Non è quindi, come spesso si crede, durante la produzione industriale che si verifica l’impatto sociale maggiore della produzione di abbigliamento ma a monte, in quella della produzione agricola.

Social LCA ed Economia Circolare

La conferenza ha dedicato un’intera sezione all’Economia Circolare. Una considerazione importante emersa da due studi, uno studio condotto dall’Università di Graz e uno dal Politecnico di Montréal è che gli aspetti sociali spesso non vengono contemplati nell’Economia Circolare. Questa si concentra sulle dinamiche economiche ed ambientali, mentre quelle sociali vengono integrate in modo sporadico e marginale. Lo studio canadese, in particolare, si è concentrato sull’analisi dell’integrazione degli effetti positivi dell’Economia Circolare sull’occupazione, attraverso la sua capacità potenziale di creare non solo nuove possibilità di lavoro, ma anche lavoro di qualità, un “circular job” o lavoro circolare. Per lavoro circolare si intende un lavoro che comprende in modo diretto elementi dell’economia circolare o che supporta indirettamente tali attività.

Un lavoro direttamente circolare riguarda elementi essenziali ed abilitanti la circolarità,  quindi ad esempio lavori che riguardano l’estensione della vita di un prodotto, nuovi usi per le risorse esistenti o il maggiore uso di un prodotto.

I lavori  indirettamente circolari riguardano invece quelle attività che supportano i lavori direttamente circolari, come ad esempio l’educazione.

Lo sforzo del Politecnico di Montréal è ora rivolto allo sviluppo di un indicatore apposito, il Labor Circularity Index, che permetta di misurare gli effetti dell’economia circolare per l’impiego.

Social LCA e coltivazione sui tetti

L’Università di Barcellona ha presentato la prima parte di un lavoro sui substrati per il rooftop farming, la coltivazione sopra i tetti, una tematica molto attuale. La sola Barcellona ha 1764 ettari di tetti che potrebbero potenzialmente essere usati allo scopo, Londra 2400 e Rotterdam 1450. I tre tipi di substrato maggiorante usati sono la perlite, la torba e la fibra di cocco; lo studio si concentra sull’analisi della perlite. Attraverso il Social Hotspot Database è stata analizzata la performance sociale nei tre paesi da cui la Spagna importa maggiormente perline, che sono Turchia, Sud Africa e Grecia. Ciò è stato possibile collegando il prodotto al paese di origine e al settore aggregato di appartenenza con i rischi sociali che lo caratterizzano, espressi in 5 categorie: Health & Safety, HR, Labour Rughts, Community Infrastructure e Governance. I paesi che presentano il maggiore rischio sociale sono Uganda e Mozambico, ma la loro esportazione verso la Spagna è limitata, rispettivamente del 3% e del 5%.

Il paese da cui la Spagna importa maggiori quantità di prodotto, la Turchia, con il 32%, presenta rischi nelle categorie Health & Safety, Human rights e Labour rights and Decent work.

Social Footprint  della catena di fornitura globale dell’industria statunitense

Questo studio, presentato da Monique Bennema di NewEarth B, analizza i rischi sociali dell’industria statunitense lungo l’intera catena di fornitura fornendo l’opportunità di gestirli con azioni di mitigazione, formulare politiche sul procurement o fornire benchmark per l’industria.

Lo studio si è concentrato su tre settori: l’abbigliamento, l’arredo per ufficio e il settore informatico.

Per l’analisi sono stati usati dati di input/output del Dipartimento del Commercio USA, successivamente epurati di tutti i dati di input non pertinenti al campo di applicazione studiato. Gli input così selezionati sono stati collegati ai settori GTAP (Global Trade Analysis Project) corrispondenti. Una volta ricavate le catene di fornitura, il Social Hotpsot Database ha permesso di analizzare il rischio sociale attraverso le 5 categorie in cui è strutturato, le 22 sottocategorie e i 155 indicatori.  Per il settore dell’arredo per ufficio, ad esempio, l’impatto maggiore si può riscontrare nella categoria Health & Safety. Inoltre, tra tutti gli input i prodotti in legno sono quelli che contribuiscono maggiormente a tutte e cinque le categorie. L’analisi può inoltre essere approfondita attraverso l’analisi delle 25 sottocategorie.

Categorie: Formazione continua