Come la crisi della biodiversità impatta le aziende – parte 2

4 April 2023

Nella prima parte di questo articolo abbiamo trattato i rischi legati alla perdita di biodiversità e, nello specifico, l’impatto che tale crisi ha sulle aziende. Qui affrontiamo alcune possibili risposte ai rischi e raccontiamo la storia di due aziende che hanno già fatto una scelta strategica radicale e si dirigono verso una progressiva riduzione delle ricadute negative sulla biodiversità.

Tutte le informazioni sono state tratte dal corso “Biodiversity fundamentals: The business case for action” dell’UN Global Compact Academy creato in collaborazione con l’UNEP e sono state riassunte per diffondere ulteriormente i contenuti dei diversi video.  In caso di interesse ad approfondire i contenuti in prima persona, l’intero corso è accessibile online al seguente link previa iscrizione.

Ci sono segnali di un cambiamento in atto; infatti, sia il settore finanziario che quello bancario hanno cominciato a considerare gli impatti della perdita di biodiversità nel direzionare i propri investimenti.
Il report The Economics of biodiversity: The Dasgupta Review individua tre fasi di transizione per il cambiamento:

  1. bilanciamento delle pretese dell’umanità con l’offerta della natura;
  2. cambiamento della misura del successo economico;
  3. trasformazione di sistemi finanziari, dell’educazione, dell’economia e dei cittadini.

Inoltre, le aziende possono usare la Gerarchia di Mitigazione per la gestione del rischio, la riduzione degli impatti e il raggiungimento di obiettivi virtuosi, come il biodiversity net gain. Con Gerarchia di Mitigazione si fa riferimento allo strumento utilizzato per ridurre i potenziali impatti delle attività aziendali sull’ambiente naturale. Stabilisce una sequenza preferenziale di azioni dando priorità alle misure preventive dei possibili impatti rispetto a quelle correttive. Quando le ricadute negative sono inevitabili, si applicano azioni mirate per ridurle al minimo e ripristinare la condizione iniziale. Se permangono impatti residui significativi, questi vengono compensati ambientalmente applicando azioni tanto più stringenti quanto maggiore è il valore di biodiversità, in modo da evitare il più possibile la perdita netta (no net loss) di biodiversità o addirittura garantirne un incremento (net positive impact). Per raggiungere il biodiversity net gain, è necessario dimostrare chiaramente un generale aumento della biodiversità.

Questa tipologia di intervento permette di gestire gli impatti a livello locale e affrontare direttamente la perdita di biodiversità. Nello specifico, gli step fondamentali della Gerarchia di Mitigazione sono:

  1. evitare: altri impatti non possono essere evitati a causa della natura stessa del business;
  2. minimizzare: possono essere introdotte delle misure per minimizzare la durata, l’intensità e la durata degli impatti;
  3. ricostruire: alcuni impatti negativi sono concessi ma, poi, l’impresa risana le aree che sono state danneggiate dall’attività del progetto;
  4. Compensare: è una misura di ultima istanza per qualsiasi impatto residuo. Potrebbe essere particolarmente complessa, costosa e dal risultato incerto, quindi da evitare quanto possibile.

Alcune aziende hanno già intrapreso il loro percorso verso il net gain. Due esempi sono:

Un’azienda brasiliana che ha come modello di business la ricerca e lo sviluppo di ingredienti estratti dalla biodiversità brasiliana e utilizzati per la produzione di cosmetici.
Lo sfruttamento della biodiversità è regolato dall’International Convention on Biodiversity (CDB), che stabilisce che i paesi devono sconfiggere la perdita per garantire la conservazione e l’utilizzo sostenibile della biodiversità. Per chi ne fa uso, la convenzione assicura la condivisione dei benefici tra gli indigeni, le comunità e gli agricoltori tradizionali.
Natura Cosmetics è stata la prima ad adottare la condivisione dei benefici nel 2004 e da allora ha già pagato 73 $ milioni per la promozione e la conservazione ambientale, un utilizzo sostenibile della biodiversità e dello sviluppo locale.

Un’azienda danese che in dieci anni è riuscita a convertire la propria produzione di energia da fonti fossili a fonti di energia rinnovabile. Ad oggi, è leader globale dell’eolico offshore.
L’obiettivo aziendale è che tutti i progetti di energia rinnovabile commissionati a partire dal 2030 abbiano un impatto netto positivo sulla biodiversità.

Per raggiungerlo seguiranno tre step:

  1. fissare un net zero target che sia supportato dalla Science Based Targets initiative;
  2. fissare un obiettivo per la biodiversità; anche se attualmente non ci sono delle indicazioni chiare è necessario avviare il processo;
  3. Non è più possibile aspettare, è il momento di agire e cominciare.

Per quantificare questi step, Ørsted sta collaborando con degli esperti per creare delle misure di riferimento volte al raggiungimento di un impatto netto positivo dell’azienda.
2B srl propone la propria expertise per accompagnare le aziende interessate lungo un percorso di sostenibilità, anche in relazione all’impatto sulla biodiversità.